Fin dai primi anni della mia vita sono stata un’appassionata osservatrice: da quando la mia mamma mi intratteneva per ore facendomi giocare a “Io vedo quello che tu non vedi”.
Ho trascorso la mia infanzia a Pesaro, in una casa di campagna di dimensioni che, agli occhi di una bambina, apparivano spropositate. Un paesaggio di oggetti domestici mi circondava: cose appartenute ai miei zii, ai miei nonni e a generazioni prima di loro erano lì, intorno a me, ed erano i silenziosi compagni delle giornate passate a giocare con gli altri bambini. A volte, il gioco era proprio quello: andare a scoprire oggetti strani, scovare qualche “nuova cosa vecchia” e scoprire da dove venisse o provare a ridisegnarla con quell’aura strana che si portava dietro.
Ho passato l’adolescenza a Milano, dove ho frequentato il Liceo Classico ma durante l’estate tornavo sempre a Pesaro a ritrovare gli amici di un tempo. I noiosi compiti delle vacanze spesso consistevano nel leggere i classici: Seneca, Cicerone. Mi piaceva leggere di una cultura lontana nel giardino della mia vecchia casa, paragonando il mio stare lì all’Otium letterario.
Mi sono poi iscritta ad Architettura al Politecnico di Milano, dove ho coltivato la mia passione per il progetto e mi sono laureata con una tesi su Girolamo Genga, architetto del 1500 al servizio dei Della Rovere, duchi di Pesaro e Urbino. Per studiarne l’architettura – fisica, costruita e materiale – mi sono trovata a cercare le cause delle sue scelte leggendo lettere e documenti antichi familiarizzando con frammenti di una quotidianità ormai dissolta, lontana 500 anni.
Nel 2012 dopo alcune esperienze lavorative, ho fondato con i miei colleghi architetti e compagni di studi Marco Oriani e Marco Di Nallo lo studio di progettazione Piuerre , orientato ai temi del riuso e del recupero grazie ad un metodo basato sull’ascolto attivo dell’esistente e, nel 2016 dello studio PLUS ULTRA. Parallelamente ho collaborato con l’Accademia di architettura di Mendrisio come assistente alla didattica e alla ricerca sul tema del riuso e restauro del Moderno.
Non ho mai smesso di osservare, di visitare e studiare architetture del passato lontano e vicino, di cercare cose insolite, girare mercatini e frequentare rigattieri per il puro piacere di scovare una storia meravigliosa e sconosciuta in mezzo al ciarpame. Interessata a trovare un modo per comunicare e condividere queste scoperte, grazie alla mia più cara amica d’infanzia e dal confronto continuo con le persone a me vicine, è nata così l’idea di provare a trasformarle in qualcosa di “tangibile” ed è nato
TELL ME A STORY | La vita delle cose.
CASTELBARCO
| ALESSANDRA
ALBANI'S STORY |
TELL ME A STORY è un progetto che nasce a più mani e grazie al confronto con diversi interlocutori, a contributi preziosi e a collaborazioni di vario genere: materiali, filosofiche e di pensiero. Grazie a: Marco Di Nallo, Michele Filippi, Chiara Girolami, Andrea Masperi,
Fabiano Molteni, Valerio Panella, Chiara Zanzani, Giulio Dallatorre.